Clemar – C’è un nuovo brand in città

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Cosa faccio Cosa mi rende diversa Portfolio Articoli Contatti Humberger Toggle Menu Dalla A al Clemar, c’è un nuovo brand in città Quando Elisa e Ornella mi hanno parlato del progetto per il loro centro estetico ho capito che esiste un modo gentile di occuparsi di estetica. La storia del Clemar parla di passione, impegno e voglia di cambiare in un settore dove differenziarsi non è per niente facile. Clemar: un’oasi di benessere al centro della città Durante il nostro primo incontro, il Clemar non esisteva ancora, ma Elisa e Ornella avevano le idee chiare: volevano creare un centro che celebrasse la bellezza naturale, promuovesse l’ecosostenibilità e offrisse un rifugio per il benessere mentale tanto quanto fisico.  Era una visione che andava controcorrente rispetto ai centri estetici tradizionali, serviva un piano di comunicazione adeguato e io non vedevo l’ora di iniziare! La strategia: trasformare la visione in contenuti digitali Il cuore e l’anima del Clemar sono i suoi valori fondamentali: l’accoglienza, l’ascolto e, soprattutto, la sostenibilità. Ogni dettaglio, dal design dell’ambiente all’approccio al cliente, è stato curato con amore e attenzione da Elisa e Ornella per creare un’esperienza unica. Il mio compito è stato quello di comunicare questi valori attraverso, immagini, grafiche e contenuti accattivanti sui social network. Un’approccio emozionale ai social network Ho deciso di trasmettere l’essenza del Clemar attraverso contenuti fortemente emozionali, per far sì che il pubblico potesse conoscesse la passione e l’impegno che ci sono dietro ogni dettaglio. Ho poi creato periodicamente delle campagne Meta per aumentare la copertura dei contenuti e spingere gli utenti a interagire con la pagina appena nata. Il risultato è un’identità chiara e una fanbase presente che riconosce nel Clemar un punto di riferimento per il benessere del proprio corpo e della propria mente. Conclusione: una visione condivisa La mia collaborazione con Elisa e Ornella è stata un’esperienza significativa e gratificante. La storia del Clemar è la testimonianza di come un piano di comunicazione emozionale possa contribuire ad avvicinare il pubblico alla tua visione anche in un settore altamente competitivo e standardizzato come quello dell’estetica. Elisa e Ornella hanno sempre parole carine per me, vi lascio qui la loro opinione sul lavoro fatto insieme. Abbiamo scelto di collaborare con Anna perché fin da subito ha ascoltato e capito le nostre esigenze, proponendoci un servizio curato nei dettagli che riuscisse a esprimere al meglio la nostra filosofia aziendale. Nel corso della nostra collaborazione con lei si è rivelata professionale e sempre molto disponibile. Elisa e Ornella Titolari del centro estetico Clemar Anna Muledda Web marketer atipica Faccio marketing per creare connessioni tra le persone. Per farlo sfrutto principalmente i canali online come i social network e google ADS, però, quando il lavoro lo permette, mi piace trovare soluzioni creative da applicare offline. Sei interessatə a creare una connessione emotiva con il tuo pubblico? Contattami! Il tuo nome La tua email Oggetto Il tuo messaggio (facoltativo) muledda.a@gmail.com (+39) 320 66 36 396 Cagliari Facebook Instagram Linkedin

E se il burn out fosse solo un nuovo inizio?

fiamma che brucia

Home Chi siamo Servizi Progetti Articoli Contatti Humberger Toggle Menu E se il Burn Out fosse solo un nuovo inizio? Se vivi aspettando il weekend, forse il burn out non è la cosa peggiore che ti possa capitare. Leggi l’articolo E se il BURN OUT fosse solo un nuovo inizio? Se vivi aspettando il weekend forse il burn out non è la cosa peggiore che ti possa capitare Con il termine “burn out” si indica l’esaurimento fisico, emotivo e mentale causato da un’eccessiva esposizione allo stress lavorativo che annovera tra i sintomi più conosciuti apatia, stati d’ansia e calo di energie, mentre le cause, seppur complesse e svariate, vengono spesso liquidate con un generico “stress da lavoro”. Ma se è vero che “il lavoro nobilita l’uomo” e che “se fai il lavoro che ami non lavorerai un giorno della tua vita” allora com’è che il troppo lavoro porta al burn out sempre più persone, al punto da essere conosciuta come “la patologia della contemporaneità”? Per trovare una risposta a questa domanda sono andata a leggere la definizione che la Treccani dà del burn out in un articolo di approfondimento, in cui avverte:  Se la fase di logoramento psicologico non è gestita o non risulta controllata, si osserva una progressione del danno psichico e fisico che può evolvere fino al suicidio. E aggiunge che:  Il burn out è un fatto che non dovrebbe interessare solo i lavoratori, ma anche i datori di lavoro, poiché a tale sindrome si accompagna tipicamente un calo della produttività. Ma come? Di burn out letteralmente si muore, eppure ciò che dovrebbe interessarci è un ipotetico calo della produttività? Siamo sommersə da manuali sul time management, su come trasformare la propria passione in un lavoro e sulla retorica del “più lavori più ottieni” come se fossimo tuttə puntini su un grafico che illustra la proporzionalità diretta tra lavoro e benefici.  Il burn out non è il glitch nel sistema, è l’elefante nella stanza. I sentimenti di rifiuto, malessere e estraneità rispetto ad un mondo del lavoro che ci vuole sempre più efficienti, produttivə e performanti non sono sintomi da curare, ma avvertimenti da accogliere, quando non proprio fari da cui lasciarci guidare. Se vivi aspettando il weekend come unico momento della settimana in cui puoi essere te stessə, se quando finisci prima una task ti porti avanti “così poi sei liberə” e quel poi non arriva mai, se la domenica sera hai l’ansia del lunedì mattina, forse il burn out non è la cosa peggiore che ti possa capitare, ma solo un punto di svolta di cui hai bisogno per riprendere in mano la tua vita. Per questo credo sia necessario offrire una visione alternativa di questo fenomeno, dove “bruciare completamente” non significa esaurirsi, ma rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice, dopo aver capito che il sistema semplicemente non funziona, non per tuttə almeno, e va bene così. Non esistono solo modi “produttivi”, “furbi” e “vincenti” per vivere e lavorare, esiste anche un modo gentile, accogliente e non per questo meno rivoluzionario.  Articolo pubblicato il 09/06/2023 Costruiamo insieme qualcosa di unico. Siamo qui per ascoltare le tue idee, le tue ambizioni e i tuoi progetti, per trasformarle insieme in qualcosa di unico. Scopri come possiamo fare la differenza. Facebook Instagram Linkedin Il tuo nome La tua email Il tuo messaggio (facoltativo)